La collera dell’inferno, così tradotto, è il primo disco di Yapoo Market, l’opera prima dell’artista Dario Venturi. Bypassate le sale prove e gli improbabili musicisti della città della musica da intrattenimento, appreso che amici nullafacenti e svagati loser di provincia non possono formare seriamente delle band, nasce l’uomo adulto, l’artista dell’era tecnologica, creatore unico della propria musica. La maschera di copertina è il progetto grafico costruito sulla personae di Mordor, il nemico fraterno e fratellastro di Artu’; la Masca è sarcasticamente il transfert di Dario Venturi, lo scapegoat di amici parenti e comunità asfittica provinciale. La vita è fatta di realtà non di miti e altre dantesche fughe accidiose. Così la pensa l’uomo ferito e l’artista rinato.
Il rock è la musica internazionale anticomunitaria, libera, moderna, che non può sopportare lirismi e italianità varie. Il rock è immediatezza; figlio del grunge, della mia generazione X ma anche nipote degli hippies sconfitti Yapoo Market ha la ferocia punk, il realismo heavy metal, il sarcasmo grunge, il sogno psichedelico.
Si canta in inglese come è ovvio che sia.
Il rock è rock. Punto. Muri di chitarre basso batteria e voce.
Hell’s Wrath nasce come Ep di 5 canzoni, nessuna delle quali ha nome nel titolo. Nasce la parte 2 nella primavera del 2023. Si può fare concepire e registrare un album in due.
Così prendono forma le canzoni di un concept politico che usa gli strumenti della musica dura senza sposarne la filosofia nichilista metallara, bensì trovando la propria matrice nel punk inglese, nella scena di San Francisco alternativa e californiana, nei settanta doom.
Puro nuovo hard rock alternativo al metal nei contenuti. Non c’è spazio per i Tolkien e “ i rozzi signori degli anelli orgoglio dei manicomi.”
E’ un prodotto maturo finalmente, meno celestiale di Valerian, album teso alla memoria e all’amor fraterno, foscoliano. Qui invece siamo nel territorio dell’immanenza, delle gabbie esistenziali, del capitalismo crudele, dei crimes of the future Cronembergeriani, delle città tossiche come Milano, delle donne tossiche del xxi° secolo, con una malinconia tesa ad un paradiso perduto ma ormai oltre il metafisico, nel qui e ora.